Codice Civile art. 2506 quater - Effetti della scissione (1).

Cecilia Bernardo

Effetti della scissione (1).

[I]. La scissione ha effetto dall'ultima delle iscrizioni dell'atto di scissione nell'ufficio del registro delle imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie; può essere tuttavia stabilita una data successiva, tranne che nel caso di scissione mediante costituzione di società nuove. Per gli effetti a cui si riferisce l'articolo 2501-ter, numeri 5) e 6), possono essere stabilite date anche anteriori. Si applica il quarto comma dell'articolo 2504-bis.

[II]. Qualunque società beneficiaria può effettuare gli adempimenti pubblicitari relativi alla società scissa.

[III]. Ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa non soddisfatti dalla società cui fanno carico.

(1) V. nota al Capo X.

Inquadramento

La norma in commento disciplina gli effetti della scissione, individuandone il dies a quo della decorrenza. Il primo comma infatti dispone che gli effetti della scissione si producano dall'ultima iscrizione nel registro delle imprese. Da questo momento le società beneficiarie subentrano nei diritti e negli obblighi della società scissa. Le società beneficiarie possono provvedere anche agli adempimenti incombenti sulla società scissa, poiché, in caso di scissione totalitaria, si realizza anche un'estinzione di quest'ultima società e sarà pertanto necessario procedere alla cancellazione dal registro delle imprese.

È consentita sia una postergazione degli effetti (salvo che non siano state costituite nuove società), che una antergazione.

Nel caso di costituzione di nuove società infatti, si avrebbe un soggetto giuridico esistente, privo di patrimonio e pertanto inidoneo a fungere da centro di imputazione di interessi (Paolini, 337).

La antergazione è invece consentita limitatamente agli effetti di cui all'articolo 2501-ter, n. 5 e 6, c.c. ovvero la data a partire dalla quale le azioni o quote delle società beneficiarie partecipano agli utili e la data a decorrere dalla quale le operazioni delle società partecipanti alla scissione sono imputate a bilancio delle società beneficiarie o della società scissa.

Responsabilità delle società partecipanti alla scissione

Le società partecipanti alla scissione, sono responsabili per i debiti della società scissa nei limiti del valore del patrimonio netto assegnato.

I creditori sociali godranno di una doppia tutela: l'esercizio dell'opposizione ex art. 2503 c.c. e l'azione di responsabilità nei confronti di tutte le società che partecipano alla scissione. Tuttavia il legislatore ha disciplinato una tutela attenuata per i creditori sociali, rispetto alle regole ordinarie in tema di responsabilità solidale, poiché i debitori saranno responsabili limitatamente al valore del patrimonio netto ricevuto (Fimmanò, 1379).

La giurisprudenza ha tuttavia gradato tale responsabilità, precisando che la responsabilità sia illimitata per la società che si sia fatta carico del debito, mentre sia limitata per le altre. Trattasi pertanto di una responsabilità sussidiaria, operando solo per la parte di debito non soddisfatta e data per presupposta la preventiva escussione della società debitrice (Cass. n. 4455/2016; Cass. n. 15088/2001).

La limitazione di responsabilità sarà opponibile ai terzi, i quali avranno cognizione degli assetti di responsabilità dalla pubblicazione del progetto di scissione (Serra, 228).

L'interesse all'accertamento di tale limitazione sussiste sia in capo al creditore, che in capo alla società beneficiaria (Ammendola, 507).

Qualora il valore reale del patrimonio attribuito alla società di nuova costituzione sia negativo, realizzando una scissione negativa non consentita, non può sussistere alcun valore di cambio, né una distribuzione di azioni o quote. Tuttavia il decorso del termine di sessanta giorni dall'iscrizione della delibera e dell'ultimo atto di scissione nel Registro delle Imprese, senza che i creditori facciano opposizione è idoneo a cristallizzare gli effetti della fusione. In tale evenienza, l'insolvenza della società scissa e delle società beneficiarie dovrà essere valutata separatamente, tenendo presenti i limiti di responsabilità in relazione alle obbligazioni transitate nella società beneficiaria e alle obbligazioni rimaste nella società scissa (Cass. I, n. 26043/2013).

In tema di scissione societaria, la responsabilità per i debiti della società scissa previsti dagli artt. 2506-bis, comma 2 e 2506-quater, comma 3, c.c., si estende in via solidale e sussidiaria a tutte le società partecipanti all'operazione, ciascuna delle quali risponde, tuttavia, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa assegnato o rimasto, il cui ammontare è onere di ciascuna di esse dimostrare in giudizio, quale fatto parzialmente impeditivo della pretesa altrui ed in virtù del principio di vicinanza della prova (Cass. n. 36690/2021).

In caso di scissione di società, attuata dopo l'omologazione del concordato preventivo, il cui piano stabilisca quale delle società coinvolte nella scissione sia in via esclusiva tenuta a provvedere al soddisfacimento di una data classe di creditori, non si applica la regola della responsabilità solidale, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa assegnato, della società beneficiaria per i debiti della società scissa anteriori alla scissione. Pertanto, al fine di garantire il principio di par condicio creditorum, nonché la fattibilità economica del piano concordatario, il creditore non può far valere, ai sensi dell'art. 2506-quater, comma 3, c.c., la responsabilità patrimoniale solidale della scissionaria, se non dopo l'eventuale risoluzione del concordato stesso, con conseguente dichiarazione di fallimento della società scissa (Trib. Roma, 24 marzo 2020, n. 5403). La risoluzione del concordato, infatti, considerata l'irreversibilità degli effetti della scissione, opera sul piano della immediata e integrale esigibilità dei crediti vantati sia nei confronti della società originariamente ammessa al concordato, e successivamente fallita, sia nei confronti di tutte le società risultanti dalla scissione, secondo le regole generali previste dal codice civile (Trib. Roma, 24 marzo 2020, n. 5403, cit.).

Quando sia realizzata un'operazione di scissione parziale, la responsabilità per i debiti fiscali riguardanti gli anni di imposta ad essa antecedenti, prevista dall'art. 173, comma 13, d.P.R. n. 917/1986, e confermata, quanto alle somme dovute per violazioni tributarie, dall'art. 15, comma 2, d.lgs. n. 472/1997, diverge da quella riguardante le obbligazioni civili, soggetta invece ai limiti di cui agli artt. 2506-bis, comma 2, e 2506-quater, comma 3, c.c., in quanto, fermi gli obblighi erariali in capo alla scissa e alla designata, si estende non solo solidalmente ma anche illimitatamente a tutte le società partecipanti all'operazione, indipendentemente dalle quote di patrimonio assegnato con detta operazione, senza che tale differente trattamento sia costituzionalmente illegittimo, siccome rispondente all'esigenza di un'agevole riscossione dei tributi nel rispetto del principio costituzionale di pareggio del bilancio e a criteri di adeguatezza e di proporzionalità (Cass., n. 33436/2022).

L’efficacia costitutiva dell’iscrizione. La revocatoria dell’atto di scissione

La preclusione della declaratoria di invalidità dell'atto di fusione, sancita dall'art. 2504-quater quale effetto dell'iscrizione nel registro delle imprese, tutela l'affidamento dei terzi e la certezza dei traffici (Cass. n. 8864/2012). La disposizione di cui all'art. 2504-quater, richiamata anche per le operazioni di scissione dall'art. 2504-novies (oggi art. 2506-ter), secondo cui, una volta eseguita l'iscrizione dell'atto di fusione delle società, l'invalidità dello stesso non può più essere dichiarata, pone una preclusione di carattere assoluto, che riguarda tanto il caso in cui si deducano vizi inerenti direttamente all'atto di fusione, quanto l'ipotesi in cui i vizi concernano il procedimento di formazione dell'atto e della sua iscrizione (Cass. n. 28242/2005).

Con l'iscrizione dell'atto di fusione o scissione nel registro delle imprese vengono sanati non solo i suoi vizi ma anche quelli di tutta la procedura di fusione o scissione, compresi quelli che riguardano eventualmente la delibera approvata del progetto, rendendo l'operazione nel suo complesso definitiva (Trib. Roma, 7 luglio 2015, in Riv. not., 2015, 867 e in Soc., 2015, 1101).

La tutela reale viene, così, ad essere sostituita dalla tutela risarcitoria: di conseguenza, gli interessi del socio eventualmente lesi dall'illegittimità dell'operazione sono tutelabili, ai sensi dell'art. 2504-quater, esclusivamente sotto il profilo risarcitorio (Trib. Milano, 12 marzo 2014).

Secondo una parte della giurisprudenza, l'azione revocatoria ordinaria è incompatibile con la scissione. Infatti, decorso il termine fissato dall'art. 2503 per l'opposizione dei creditori, gli effetti della scissione divengono irretrattabili, ed ai creditori della società scissa, oltre al risarcimento del danno, resta solo la possibilità di far valere la responsabilità solidale delle società beneficiarie della scissione, le quali, ai sensi dell'art. 2506-quater, comma 3, rispondono nel limiti del patrimonio netto loro assegnato (Trib. Napoli, 31 ottobre 2013, in Giur. it., 2014, 1416). In senso contrario, si è però osservato che l'operazione straordinaria di scissione societaria, certamente di natura organizzativa, ha quale effetto normale quello del mutamento della titolarità soggettiva (dalla scissa alla beneficiaria) di una parte del patrimonio della società che l'operazione ha deciso: l'atto di scissione è, sotto questo profilo, atto dispositivo ed è, quindi, revocabile (recte, relativamente inefficace per i creditori, anche di massa, della società scissa), ricorrendone i rispettivi presupposti, tanto ai sensi degli artt. 64 e 67 l.fall., quanto ai sensi dell'art. 2901: alla declaratoria giudiziale di inefficacia dell'atto di scissione non è di ostacolo il divieto di pronunciare l'invalidità dell'atto di scissione ex art. 2504-quater (Trib. Roma, ord., 16 agosto 2016; Trib. Venezia, 5 febbraio 2016).

Questo orientamento è stato fatto proprio da Cass. n. 31654/2019 (successivamente confermata da Cass. n. 2153/2021 Cass. n. 12047/2021) secondo la quale l'azione revocatoria non determinando alcuna invalidità dell'atto impugnato ma una sua semplice inefficacia relativa a beneficio del creditore pregiudicato, è compatibile con il principio comunitario di irregredibilità dell'atto di scissione societaria e la sussistenza di una disciplina ad hoc e di strumenti specifici di opposizione da parte dei creditori dettati per la scissione non sono di ostacolo all'esperibilità dell'actio pauliana. Pertanto, l'azione revocatoria è ammissibile nei confronti di un atto di scissione ogni qual volta la società debitrice non dimostri che le quote della società di nuova costituzione, assegnatele a fronte della cessione patrimoniale, siano di eguale valore rispetto agli immobili ceduti, non essendo sufficiente il regime di responsabilità solidale ex art. 2506-quater, comma 3, c.c. fra società conferente e conferitaria a escludere il configurarsi dell'eventus damni, posto che quest'ultimo può ritenersi integrato anche mediante una maggiore incertezza o difficoltà nel soddisfacimento del credito e va valutato esclusivamente in relazione alla società debitrice indipendentemente dalla possibilità per il creditore di conseguire aliunde la prestazione, avvalendosi di rapporti con soggetti diversi (a tale principio si è adeguato Trib. Catanzaro, 14 gennaio 2020).

In materia è intervenuta anche la Corte di giustizia che ha stabilito che la normativa europea in tema di scissione delle società per azioni non impedisce che dopo la realizzazione di una scissione, i creditori della società scissa, i cui diritti siano anteriori a tale scissione e che non abbiano fatto uso degli strumenti di tutela dei creditori previsti dalla normativa nazionale possano intentare un'azione pauliana al fine di far dichiarare la scissione Inefficace nei loro confronti e di proporre azioni esecutive o conservative sui beni trasferiti alla società di nuova costituzione. Inoltre, dopo la realizzazione di una scissione, è ben possibile la presentazione da parte di creditori della società scissa di un'azione pauliana che non intacchi la validità della scissione, ma soltanto consenta di rendere quest'ultima inopponibile a tali creditori (Corte Giustizia UE II, 30 gennaio 2020, n. 394).

L'effetto preclusivo si verifica anche in ipotesi di scissione negativa. Malgrado la ricorrenza di una non consentita ipotesi di scissione negativa, deve trovare piena applicazione il disposto dell'art. 2506-quater, comma 3; la sussistenza dell'insolvenza della società scissa e della società beneficiaria deve essere valutata separatamente, avendo riguardo agli elementi attivi e passivi del patrimonio di ciascuna società, tenendo presenti i limiti di responsabilità in relazione rispettivamente alle obbligazioni transitate nel patrimonio della società beneficiaria e alle obbligazioni rimaste nel patrimonio della società scissa (Cass. n. 26043/2013).

Recentemente, poi, è stata rimessa alle Sezioni unite della Corte di cassazione la questione se l'azione revocatoria, esperita ai sensi dell'art. 2901 c.c. o 66 legge fall., nei confronti di un atto di scissione societaria sia da ricomprendere nelle cause e procedimenti «relativi a rapporti societari ivi compresi quelli concernenti l'accertamento, la costituzione, la modificazione o l'estinzione di un rapporto societario», di cui alla lett. a) del secondo comma dell'art. 3, d.lgs. n. 168 del 2003, per i quali è stabilita la competenza delle Sezioni specializzate in materia di impresa, o se dette domande, non rientrando nell'ambito di applicazione della norma citata, siano soggette alla disciplina ordinaria sul riparto di competenze (Cass. n. 24237/2023. In precedenza, Cass., n. 2754/2020 aveva affermato che l'azione revocatoria dell'atto di scissione societaria, diretta alla declaratoria di inopponibilità al creditore del negozio, rientra tra le controversie devolute alla competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa poiché riguarda in via diretta le società coinvolte e, in particolare, i fenomeni modificativi ed estintivi del loro assetto).

 

Bibliografia

Ammendola, La responsabilità per i debiti della società scissa, in Giur. comm. 1992; Fimmanò, Scissione e responsabilità «sussidiaria» per i debiti sociali non soddisfatti, in Soc. 2002; Paolini, La scissione delle società, in Schiano di Pepe, Trattato società di capitali, Milano, 1999; Serra, Le scissioni di società, in Serra, Spolidoro, Fusioni e scissioni di società, Torino, 1994.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario